Recensione: Silenzi di Sabino Chialà

140112-Chiala-SilenziRecensione di Alida Airaghi

Sabino Chialà, monaco e studioso di spiritualità orientale nel Monastero di Bose, con questo volume ambisce a farci riflettere sul tema rilevante, e poco affrontato dalla cultura contemporanea, del silenzio. Anzi, sui vari tipi di silenzio, al plurale. “Il silenzio è una realtà ambigua, ma irrinunciabile”. Tacere infatti può esprimere molte cose opposte: mutismo o comunicazione, disprezzo dell’altro o compassione, autoillusione o umiliazione, esperienza di angoscia o di pacificazione. Il silenzio può essere anche veicolo di ostilità e di odio, può indicare un giudizio umiliante sugli altri, un luogo in cui coltivare inimicizia. E Chialà scrive parole molto dure su alcuni pesantissimi silenzi “dell’uomo religioso, e più specificamente del monaco”; così come riporta passi elogiativi dei Padri del deserto che esaltano “il vero silenzio che sarà il maturare dell’amore per l’altro… nella compassione per ogni creatura”.

Obbiettivo del vero silenzio “è quello di trovarvi un luogo di pace… del disarmarsi, del cedere…” Ovviamente, molto spazio nel libro viene dato al silenzio nella vita cristiana, come strumento di lotta contro la superficialità e la distrazione, come forma di preghiera e discernimento, come spazio offerto alla Parola di Dio. Ma anche si indaga sul silenzio per eccellenza, quello che è l’unica risposta al male: praticato da Cristo, o da un Dio che si nasconde e deve rimanere nascosto.
L’invito pressante è di incamminarsi verso un tacere che sia ascesi, interiorizzazione, combattimento verso un parlare vano. Ne dovremmo fare tesoro tutti, anche i troppi religiosi che invadono rumorosamente i nostri media, più per vanità personale che per desiderio di evangelizzazione.
“Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” (Mt.12,36).