Perdere le parole davanti al dolore

di Andrea Macario in occasione della morte di Don Gallo

Ho sempre associato il silenzio alla morte, il silenzio di chi non trova le parole davanti a una perdita, il silenzio terribile che ti sembra di violare quando le parole le hai e le devi dire: parlare per il silenzio dei molti smarriti senza voce nel dolore, che è quello che ho visto negli occhi chiusi dal dolore di Don Ciotti prima che iniziasse a dire le parole che avevamo bisogno di sentire. Tanti silenzi violati o rispettati che circondano la perdita di qualcuno.
Sarà che io parlo sempre, chi mi conosce lo ben sa.
Davanti al dolore perdo le parole, ma Andrea dava nome “alle persone e alle cose”, il vero gesto di una divinità che si schiera, non di un creatore che resta a guardare. Quante volte nel silenzio ha dato il nome al dolore? Non possiamo immaginarlo, pochi cari suoi compagni possono e restiamo qua a cercare di dare un nome al nostro egoistico dolore personale.
L’addio al Gallo è stato come era lui, tante anime, tutte ascoltate, tutte che pregano a modo loro: chi silenzioso, chi sguaiato, chi in modo poco consono, chi con parole che resteranno negli anni. Perché è per questo che tutti noi siamo sempre stati attirati dalla sua Comunità, per la difficoltà estrema, senza scorciatoie, di essere fermi nelle nostre convinzioni parlando con tutti ma soprattutto ascoltando tutti, anche quelli che ci mandano il sangue al cervello, stare al fianco di chi ci chiede aiuto ma anche di chi non lo chiede.
L’addio ad Andrea è di quelli più difficili, di quelli che lasciano a tutti la responsabilità di portare avanti la sua opera nelle piccole e grandi cose, non ci sono scuse per non farlo, non ci sono scuse per lasciare soli i ragazzi della comunità, tutte le persone che ogni giorno combattono la battaglia che era del Gallo, e il pensiero va a Domenico e a chi con lui avrà da domani il compito più arduo.
Non dite di lui che era un Santo o un Eroe, troppo facile, troppo facile dire che era migliore di noi, troppo facile auto-assolverci nel dichiararci incapaci.
Come ha detto Ovadia: “da oggi –senti il canto del Gallo- ha un altro significato”: ogni volta che la nostra coscienza si sopirà il Gallo sarà là a svegliarla.
Ciao Andrea, cercheremo di dare nomi alle persone e alle cose che verranno.”


Macario Andrea