Il silenzio è nelle parole

a cura di Angelo Andreotti e Mariagrazia Comunale.

giovedì 25 agosto 2011
Ci ritroviamo accaldati ed emozionati in un torrido pomeriggio d’agosto dentro le mura possenti, ma ahinoi roventi, di palazzo Testi ad Anghiari.
Alcuni si conoscono già, anche solo di vista, i più sono volti e voci sconosciute; cominciamo così le presentazioni seguite da una breve introduzione del tema e del percorso immaginato per indagare intorno e dentro silenzio e parola poetica.
Per iniziare Angelo darà una breve definizione del concetto di silenzio, così come intendiamo occuparcene in questi giorni nel seminario e Mariagrazia leggerà ad alta voce La palabra, brano tratto da “Confesso che ho vissuto”, autobiografia di Neruda. L’invito che seguirà sarà di cogliere la sollecitazione delle predilezioni dichiarate dal poeta in questo brano, e auto-presentarsi perciò dichiarando le proprie: un pretesto per poter dire qualcosa di sé e cominciare a conoscersi. Poi ancora l’invito a scrivere una sola parola che dica un silenzio tutto autobiografico. Manterremo queste parole su dei post-it che attaccheremo su un cartellone al muro per utilizzarle in seguito.

Le parole scelte sono:
radici; pulizia; parole inaspettate; parole sussurrate; limpidezza; inquietudine/noia; bambina; armonia; distillare; attesa; contatto; cuore/bellezza; pienezza.

Si continua con l’esposizione dei temi che verranno esplorati nel corso di questo laboratorio, e della relazione che intercorre tra la parola e il silenzio, insistendo sull’importanza della lettura ad alta voce.
Si evidenzia che la parola poetica, in particolar modo, è in grado di far risuonare il silenzio, e ad esempio si legge la versione in prosa dell’Infinito scritta da Leopardi e la successiva versione in versi, per poi sottolinearne le differenze. Ci aiuta a far questo anche un brano molto bello di Max Picard tratto da Il mondo del silenzio che introduce magistralmente il nostro tema.

Le sollecitazioni e le proposte si susseguono:
Dopo aver distribuito una copia del Silenzio di Ungaretti per una lettura solitaria e silenziosa, viene chiesto a un volontario di leggere la poesia ad alta voce per tutti, cogliendo le differenze tra una lettura personale e “tacita”, e una lettura “ascoltata”.

A sorte, poi, si estraggono le coppie per continuare i lavori con una nuova esperienza: occorrerà scegliere una tra le poesie che ognuno ha indicato come particolarmente amate e leggerla in “intimità” al proprio compagno/a, avendo cura di scambiarsi reciprocamente il dono dell’ascolto e della lettura. Al rientro in aula ciascuna coppia racconterà come è andata.
L’esercizio ha portato i partecipanti a frequentare un piano altamente emozionale, sia nel momento vissuto in coppia, sia nel momento della comunicazione all’intero gruppo, facilitando in tal modo il lavoro sul silenzio attraverso la poesia, vincendo quelle ritrosie sociali e culturali che troppo spesso pregiudicano le conoscenze raggiungibili attraverso l’intelligenza emotiva. Ciò risulta particolarmente evidente nelle reazioni della componente maschile. Il nostro gruppo ha la rara fortuna di avere ben tre uomini al suo interno che generosamente si mettono in gioco quanto le donne.

Questa prima giornata si conclude con riflessioni su quanto emerso dall’ultimo esercizio, e da brevi e sintetici accenni sull’approccio ermeneutico alla poesia intesa come relazione tra autore e lettore.

Per lasciarci l’invito è nuovamente di scrivere su un post-it una parola che raccolga il senso di queste ore trascorse insieme:
entusiasmante; brulicante; inaspettato; scoperta; mistero; disvelamento; stimolante; aperto; fare spazio; apertura; chiarezza; intensità; chiarità; spaesamento.

venerdì 26
Distribuiamo in fotocopia un esercizio di R. Steiner tratto dall’ Arte della parola che sperimenteremo più tardi, intanto però dedichiamo qualche minuto alla scrittura del diario per, silenziosamente, entrare in concentrazione.
Qualcuno condividerà ad alta voce la scrittura.

Proponiamo la lettura di Amore dopo amore di Derek Walcott, facciamo girare le fotocopie e suggeriamo una lettura prima silenziosa e per proprio conto, poi ad alta voce e per gli altri, allo scopo di rilevare differenze e confrontare le diverse interpretazioni.
La discussione che emerge è appassionata, calda, e mette in evidenza il portato di esperienza personale che interviene nel percorso interpretativo, ma anche l’importanza dell’ascolto delle tante voci, che arricchiscono e moltiplicano la propria e l’altrui conoscenza della poesia.
Dopo una breve pausa, attraverso l’ascolto della lettura di Non tempo di Angelo da parte di Mariagrazia, si torna sul rapporto tra autore e lettore, coinvolgendo tutti nella discussione, a cominciare da Angelo come autore e Mariagrazia come interprete. Emergono osservazioni e percorsi assolutamente pertinenti e i contributi sono di ottimo livello e profondità. Si tratta di una discussione veramente partecipata da tutti i componenti.

Un ulteriore esercizio è proposto attraverso la poesia di Cristina Campo, Amore oggi il tuo nome, che Mariagrazia sceglie di leggere e a seguito della quale viene chiesto ai partecipanti di comporre un testo che abbia attinenza con quanto ascoltato.
Molti di questi testi vengono letti e condivisi.

Ci ritroviamo, dopo la pausa prevista per il pranzo, continuando la lettura di altri testi dall’esercizio precedente che non avevamo fatto in tempo a condividere.
Ora la proposta è di scrivere un breve testo per narrare il primo incontro che ognuno ha avuto con il silenzio; il ricordo di quella prima volta che abbiamo sentito e riconosciuto di essere in compagnia del silenzio.
Con la lettura ad alta voce di questi ultimi scritti, si apre un confronto che mette in relazione le diverse esperienze del silenzio.
Viene distribuita a ciascuno una copia di Lo spazio di Lucrezio. Mariagrazia legge ad alta voce mentre i partecipanti ascoltano invitati a seguire il testo sulla pagina scritta; poi Mariagrazia rilegge il testo, ma questa volta i partecipanti ascoltano la lettura senza seguire il testo scritto sulla pagina.
Segue uno scambio di opinioni sulle due modalità di attenzione, e sulle differenti “comprensioni” raggiunte e in un caso e nell’altro. L’attenzione viene portata sulla poesia come canto, e sulla musicalità delle parole che, una volta “sentita”, aggiunge strumenti conoscitivi ed esperienziali.

L’ultimo esercizio della giornata riguarda una lettura a più voci seguendo l’indicazione del Coro nella tragedia, della Tempesta di Lucrezio, sotto la guida e la regia di Mariagrazia. L’esperimento non è facile, ma riesce comunque a generare un tentativo interessante di ricerca sonora di sensi e significati aperti.
Ci salutiamo con un compito per il giorno dopo: ciascuno dovrà scegliere un oggetto sul quale costruire un testo poetico. L’elaborazione dovrà avvenire attraverso gli strumenti del puro sentire e dell’immedesimazione.
Sabato 27
Iniziamo la giornata disponendoci in piedi e in semicerchio per ripetere insieme “L’afflato c’è” di R. Steiner guidati da Mariagrazia.
Proseguiamo tentando di riassumere gli esiti raggiunti e non raggiunti da questo seminario, cercando di coinvolgere tutti nel contributo di un analisi critica. La discussione che ne consegue è partecipata e, a tratti, molto accorata.
Si dà seguito al compito assegnato la sera prima, e la proposta consiste nell’ascoltare ciascun testo letto una prima volta dall’autore, una seconda da un volontario e una terza e ultima volta da Mariagrazia.
Si condividono le emozioni dei tre differenti ascolti.
Prima di salutarci riprendiamo le parole lasciate sui post-it in questi giorni e componiamo un piccolo libero testo poetico da regalare al gruppo.

Osservazioni conclusive
Il seminario è stato apprezzato dai partecipanti, e vissuto con particolare adesione. Sono emersi preziosi stimoli per centrare maggiormente l’obiettivo prefissato. Non è stato completamente raggiunto infatti l’obiettivo del silenzio inteso come tacitarsi per far spazio all’ascolto dell’altro (di altro). Ciò emerge, per esempio, dagli esiti prodotti nell’esercizio dedicato all’oggetto.

Angelo Andreotti e Mariagrazia Comunale