Camminare in Val Sovara, appunti di sintesi

Appunti e sintesi di Monica Malaguti

Il testo integrale con gli scritti dei partecipanti lo potete scaricare in pdf (Attenzione! Il testo è stato integrato in data 26 settembre. Chi lo avesse scaricato precedentemente può riscaricalo.).

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Diciannove partecipanti hanno percorso sentieri francescani, in alta Val Tiberina, sulla via delle memorie (ruderi e fondamenta di un castello), decisi ad accogliere le sfide e gli stimoli giunti dall’ambiente e da Duccio Demetrio, nostro maestro di cammino.

I sentieri che abbiamo percorso sono stati evocativi. Il silenzio è stata una possibilità concessa al viandante per riallacciare i fili della memoria, per far parlare l’interiorità. Ci è stata indicata l’opportunità di connettere e ricongiungere, dare spazio, allargando le percezioni, di dare tempo all’incomunicabile, attraverso la scrittura; perché se diamo fiducia al cammino, in silenzio, la quiete può entrare in noi. Il silenzio è infatti una forma di attenzione che rende possibile la metamorfosi e l’incontro con noi stessi.

Gli stimoli sono giunti dal paesaggio, dalla natura, dalle letture filosofiche e ascetiche, sapientemente selezionate.

Alla sera, durante l’ascolto, le nostre impressioni si sono rimescolate, sollecitate dalle parole di testimoni ed esperti che da diverse angolazioni hanno rimesso al centro il tema del silenzio.

Nella notte abbiamo camminato, sul sentiero della vecchia ferrovia, con poca luce e un bel cielo stellato sopra di noi. Arrivati alla ex stazione abbiamo ascoltato concentrati un racconto. In quella stazione, durante la seconda guerra mondiale (1943) erano stati internati deportati slavi. Alcuni di loro sono riusciti a fuggire dal campo di concentramento, molti lì hanno trovato la morte. Nello stesso luogo abbiamo ascoltato letture e scritto.

Rossano (guida naturalistica appassionata e profondo conoscitore della morfologia dei luoghi e della storia locale) ci ha condotto alla scoperta dell’Appennino vicino ad Anghiari. Abbiamo camminato tra gli ulivi – dalla statua di Garibaldi al monastero del Carmine – fino ai Monti Rognosi e a valle, verso il Ponte alla Piera. Abbiamo sostato nella foresta, riserva naturale dell’alta Val Tiberina, e siamo scesi a valle, sul sentiero dei contrabbandieri, costeggiando il fiume (Sovara), fino a rinfrescarci nelle acque trasparenti del torrente.

È stato bello conoscere la storia dei luoghi, e l’origine della terra che stavamo percorrendo. Rimandi ad un antico sommovimento, come un sotto-sopra, simile per certi aspetti al viaggio metaforico verso il disvelamento interiore. Abbiamo appreso che i monti Rognosi, così denominati per il colore “verdognolo” della roccia (serpentinite) di cui si compongono (simile alla rogna) o forse per la loro ardua pendenza, sono di origine magmatica-sottomarina. In un’ altra era quei luoghi montuosi appartenevano al mare (l’Oceano ligure-toscano). Terreni basaltici, apparentemente fragili, ma resistenti nascondevano materiali preziosi: rame, argento, ferro, oro, nichel…

Siamo stati aiutati a riflettere sul risveglio, il sentiero, la scrittura, la solitudine.

In quei luoghi è stato possibile riscoprire memorie nascoste, sia personali che collettive (come le orme di un vecchio castello medioevale) in un presente ricco emotivamente che diventava poetico nel momento in cui riuscivamo a leggerne le sfumature. Si poteva cogliere dallo stupore per un nuovo modo di stare con noi stessi e con gli altri: nella quiete, senza l’urgenza di fare o dire, concedendoci lo spazio di riflessione. Il filo conduttore di quei luoghi è stato il distillato dei pensieri di Francesco d’Assisi, di cui grazie a Giorgio abbiamo ascoltato i fioretti.

Giorgio ha personificato “frate Leone”, portavoce e scrivano dell’eretico e Santo. Ripercorrendo i sentieri in Val Sovara e Val Tiberina, non lontano da quelli che portano alla Verna, luogo scelto da San Francesco come meta di ritiro per le meditazioni. Del Santo abbiamo potuto apprezzare la pazienza umile e generosa, il suo acume nel riconoscere le predisposizioni d’animo degli uomini (dal re di Francia a frate Romualdo), la sua spirituale sapienza nel cogliere la bellezza sublime e fraterna degli elementi della natura, nell’indicare cosa sia “perfetta letizia” durante l’accettazione delle prove, nel discredito e nelle avversità.

Grazie alle proposte di letture da Thoreau a Zarri, abbiamo intravisto la dignità e la plausibilità del desiderio di solitudine in personaggi che attraverso scelte coraggiose o non convenzionali sono riusciti a collocare la loro intimità in spazi naturali.

Sentiero, silenzio, scrittura, natura: una armonia di elementi che funziona come un anticonvenzionale motore spirituale. Si sono attivate energie emotive, utili ad una ricongiunzione di alcune parti, verso l’avvio di un moto “centripeto”, di ricomposizione che indica un viaggio o meta futura e possibile (anche nella scrittura autobiografica).

Ci è stato insegnato che solo facendo spazio e svuotando da contenuti superflui (come la campana tibetana mostrata da Arrigo Ansani, monaco Camaldolese) un suono può vibrare nell’aria.

Talvolta abbiamo provato il coraggio della parola, divenuta un dono prezioso e intimo grazie alla condivisione.

È stato stimolato il coraggio di aprirci, per accogliere nuovi nessi e senso, attraverso anche l’esempio di magnanimità della natura.

Natura prodiga, apparentemente immobile, dispensatrice di consigli e frutti (uva, more, fichi) durante il cammino.

Natura esempio e modello: generosa nel rifocillare i pellegrini con la sua frescura. Basta pensare al ruscello dove abbiamo bagnato i piedi e visto il gambero di fiume, all’ombra rigenerante dei grandi alberi e l’apprezzato vento presso la fattoria usata come essiccatoio per le castagne, alla fine della camminata del 26 agosto, dove abbiamo atteso le auto di gentili militanti del silenzio (che ci hanno ricondotto a casa).

La fiducia nel percorso intrapreso ci è stata infusa anche dai compagni di viaggio, discreti e vicini, decisi a preservare la solitudine, dagli amici e organizzatori della L.U.A. di Anghiari che ci hanno seguito a distanza e hanno organizzato in loco un rifornimento di frutta, acqua e panini nel giorno del cammino.

Tutti siamo giunti infine (a piedi) al castello dei Sorci, l’ultima meta, dove ci aspettava una conclusione conviviale e poetica del corso (Raimondi), e dove si sono ascoltate le sintesi dei diversi percorsi.

Le Tappe materiali del nostro sentiero:

25 agosto 2011 : ore 15-18,30: dalla chiesa della Croce agli ulivi passando per piccoli borghi rurali nei dintorni di Anghiari

0re 22-23,30: camminata notturna della ex ferrovia, tra i grilli , verso l’antica stazione dei deportati slavi

26 agosto 2011: dalle ore 8-15,30: dal monastero di Santa Maria del Carmine ai monti Rognosi, in alta Val Tiberina

27 agosto 2011: 8-10,30: a piedi verso il castello dei Sorci

Bibliografia:

Emerson Ralph Waldo, Natura, Donzelli Editore, Roma, 2010.
Emerson Ralph Waldo Società e solitudine, Diabasis, Reggio Emilia, 2008
Francesco d’Assisi (San), I fioretti di San Francesco e il cantico del Sole, A. Barion Editore, Milano, 1926.
Nieuviarsts Jaques, Con il passo del pellegrino, edizioni Qiqajon (Comunità di Bose), 2009;
Onfray Michel, Filosofia del viaggio, edizione Ponte alle Grazie, Milano, 2010
RilKe Rainer Maria, Il libro d’ore, ed Servitium, Bergamo, 2008
Thoreau H. David, Walden ovvero Vita nei boschi , edizioni BUR, Milano, 2006–
Thoreau H. David , Camminare, Arnoldo Mondadori, Milano2009
Zambrano Maria, Verso un sapere dell’anima, Raffaello Cortina, Milano,1996
Zambrano Maria, Chiari del bosco, ed. Bruno Mondadori, Milano 2004
Zarri Adriana, Un eremo non è un guscio di lumaca, Giulio Einaudi editore, Milano 2011

Appunti e sintesi di Monica Malaguti