Fiorenzuola di Focara. Raccontare il silenzio

Scritture al tramonto
12 – 13 – 14 luglio

Diario itinerante… Viandanti in racconto

Cosa ci desta l’attraversare le vie e i crocicchi di un paese antico, di un territorio abbarbicato sul monte San Bartolo, dove il cielo in unico sguardo incontra il mare con l’eco lontano dell’onda alle ultime luci del giorno?

Tra volti conosciuti e sconosciuti, ben diciannove persone, al calare del sole, in tre torridi pomeriggi di luglio, si sono trovate alla porta di Fiorenzuola di Focara (PU), antico borgo medioevale, luogo di prodigioso silenzio, per raccontarlo.

Anche Dante conosceva Fiorenzuola, tanto da citarla in un canto dell’inferno, i cui versi dominano sull’effige della porta d’accesso del paese.

Incontro, circolo, abboccamento… per incrociare il silenzio. Timidi sorrisi, ascolti attenti, quiete rispettosa per cercare di penetrare nei significati più profondi della silenziosità. Abbiamo provato ad interrogarci, a pensare ai suoi significati, quale spazio occupa nelle nostre vite. Fiorenzuola è davvero l’eden del silenzio!… Quale luogo migliore allora per incontrarlo, per rintracciare la sua voce!

Così, in queste tre calde serate crepuscolari, abbiamo provato a sperimentare la scrittura dei nostri silenzi, vivendoli con pienezza, appagamento, attraverso la scrittura di sé perché… “Della nostra storia nulla vive se non raccontato” (L. Romano)

La nostra scrittura itinerante si è così vivificata lungo i sentieri e le vie del borgo.

Dove ci può trasportare la memoria, con sguardi attenti nel percorrere silenziosamente la scrittura lungo le rupi odorose di ginestre, lavanda e rosmarino, sui sentieri naturali baciati dal sole, carezzati dal vento salmastro, che si apprestano ad accogliere la notte?

12 luglio 2011

Nel borgo, una camminata silenziosa e osservativa ci ha condotto in alto, in una verde piazzuola sottostante il vecchio campanile, dove, come messo in cornice, all’improvviso uno squarcio di mare si presenta dentro.

Ci siamo accomodati in questo quadro silenzioso, partecipi della forza generatrice della natura, rispettando le voci di quel luogo. Ascoltando, abbiamo sentito i loro richiami, i loro suoni… lì, qui, dentro di noi… ispiratrici dei nostri silenzi più profondi. “Il rumore del silenzio sulla mia pelle trasportato d’improvviso dal vento di Focara. (…)”[1] E proprio lì, “sotto il campanile i cui rintocchi abbracciavano i miei silenzi, i nostri silenzi (…)”, abbiamo fatto una sosta. Attraverso le poesie di A. Pozzi[2], abbiamo udito nel silenzio, visto nell’oscurità. I nostri pensieri allora, sollecitati, hanno preso forma in uno scritto sul nostro luogo silenzioso, a noi caro. Ascolti interiori per incontrare “il chiaro del bosco… un altro regno che un’anima abita e custodisce” (M.Zambrano)

Con la mente ci siamo addentrati, siamo tornati a cercarlo, a rivisitarlo… “Sconfiggere la paura di guardarsi dentro! (…)”… E così silenziosamente la scrittura va… Molta la concentrazione, l’attenzione, l’emozione… C’è tanto da raccontare, da far uscire da quel unico stilo complice di noi. Bello è stato scoprire che i nostri luoghi ci accompagnano e continuano ad esistere con noi, in noi. L’identificazione ha creato stupore e meraviglia tra i presenti. Qualcuno a detto: “Non ho mai pensato al silenzio come luogo!”(…) C’è paura della condivisione… “Il mio scritto mi sembra banale… Grazie a chi ha letto, non è facile condividere!”(…) “Sempre piacevole incontro di cuori stranieri, immersi nelle parole diverse… uguali!”(…)

13 luglio 2011

L’incontro alla porta di Fiorenzuola oggi è meno timido, più familiare. Nonostante la serata si presenti con torride folate di vento, c’è subito voglia di inoltrarsi nella silenziosità. Quali i crocicchi da scoprire allora lungo le vie del borgo? Con la lettura della poesia “Sei tu silenzio” di A. Gloria[3], andiamo alla ricerca “dell’infinito silenzio che mi avvolse bambina…”. Ci addentriamo così lungo la Via dell’Amore… la percorriamo su, su silenziosamente, fino alla sporgenza più alta, come una balconata immaginaria sul mare! Godiamo di questa natura, dello spettacolo di un paesaggio che man mano si svela tra terra e mare… dei suoi risuoni, dei suoi richiami, della sua pace.

C’era un silenzio infinito e pur denso di suoni […] Ed ecco: guardando in alto, pensai che avrebbe delle nostre anime se quelle nuvole bianche che passano incessantemente lassù avessero ciascuna un suono, una nota, un canto […].”(A.Pozzi)[4]. E da qui osserviamo l’immensa distesa e incalzati dal frastuono del vento, siamo avvolti nel suo canto. Cristina legge la poesia Vento[5]… par attinente a questo paesaggio!

E proprio qui, nella punta estrema di questa rupe che A. Cecchi, nel suo pezzo autobiografico “Nostalgia”[6] rievoca la sua infanzia “a prova di vento”. E anche noi, ancora, ci ritroviamo a scrivere, vagabondi lungo il cammino, a ripensare a un’immagine indelebile della nostra infanzia che è rimasta dentro a “quel bambino che c’è in noi”… alla scoperta di quei primi indizi del silenzio.

E come per magia, quell’eco si materializza, si anima dal vocio e scorazzi di bimbi improvvisamente giunti dal borgo che, noncuranti della nostra silenziosità, della nostra statuarietà, come usciti da un quadro di Bruegel, si mettono a giocare a nascondino, proprio lì, in mezzo a noi. Lo stimolo è forte, anima maggiormente il pensiero, genera rumore interno… Quel vociare ci riporta alle parole, ad altre parole ancora! Il riascolto delle voci accompagna allora i nostri ricordi in tanti petit- onze. “Il vento mi accarezza i capelli, la mano scrive. La mente si libera ed io sono serena e silenziosa”.(…) Poi, come un’agorà (…), tutti a sedere dietro la torre dell’orologio, per condividere, raccogliere, radunare i nostri silenzi. Serenità, rilassamento, sorrisi, voglia di esserci… un passo in più! Il vento caldo di Focara intanto ci sfiora le spalle, ci scompiglia i capelli… par invitarci all’incontro, alla riflessione, all’ascolto. Questa sera c’è la sfida a tacere, implica coraggio… mentre i rintocchi della campana segnano l’ora di tanto in tanto. Un benessere totale.

14 luglio 2011

L’incontro…

Dopo qualche minuto di silenzio per introdursi nel silenzio… la lettura di una poesia di L. RomanoNoi andavamo leggeri una notte d’estate per un fresco giardino […]”[7]… ci avviamo per i sentieri che scendendo conducono al mare… la Via della Passione. In silenzio aspiriamo i profumi lungo le rupi odorose in uno scenario da magnificenza. L’odore salmastro del mare ci accompagna… “Oggi, è più semplice associare ricordi!” ha detto qualcuno. Letture autobiografiche fanno strada ai nostri ascolti… poi la scrittura: “Un profumo risveglia un lontano ricordo”… E come non mai silenzio! “Il silenzio dei piedi immobili… Il silenzio dei visi con gli occhi chiusi.

Il silenzio delle formiche, ordinatamente in fila, una dietro l’altra[…]. Minuscoli punti neri che sembrano muovere la terra, in silenzio” (…).Gli occhi si alzano… mare tremulo, riflessi grigiastri, argentei, bluastri, vitrei si confondono… “la scia lasciata dalla barca a vela che attraversa l’ingannevole linea dell’orizzonte (…); anche le onde sembrano accompagnare la silenziosità che si respira!

Naturali seduzioni… “L’albero di albicocche con lo sfondo del mare! (…) Solo il garrire dei gabbiani e il fruscio del vento si ode in questo scenario quasi irreale, mentre la luna, pian piano come a spiarci da dietro il promontorio, si solleva alta nel cielo. Ci sentiamo un po’ indagati da lei, guardiana della notte. E con la notte il sogno… visione che parla in silenzio a noi stessi, anche se a volte sembra non aver voce. Le sue parole sono difficili e richiedono molto ascolto. La lettura di “Persefone”[8] ci accoglie in ultima scrittura nel mondo dei sogni e ci invita a scrivere i nostri. “Parole del silenzio, carezze dell’anima in un grande abbraccio condiviso (…)” “Imparare a vivere con i propri sogni fa parte oggi dell’arte di conoscere se stessi” L .Romano.

Ed ogni sera, prima di congedarci, come essenza di questi vissuti, regaliamo una parola al mare, dentro una bottiglia: le fusa… essenziale… appartenenza… bellezza… battito… paura… smarrimento… incanto… pace… colori… rilassante… libertà… felicità… persone… innocenza… luna… vento… condivisione… attesa… ascolto… e tante ancora.

Il ritorno in piazzetta per i saluti…  e congedarci con questi versi

A un convegno di vento
e di remota luna
e fuochi di zingari
non trovo
che il fedele silenzio
e sopra il muto
segno dei monti
la luce immemorabile del cielo[9]

Tutto si conclude con un brindisi al silenzio ed un aperitivo al chiar di luna.

Tanti i grazie per

– La serenità, un granello di sole interiore… il silenzio dell’anima! (…),

– Esperienza breve, ma intensa… arricchimento dentro (…),

– Una rigenerazione fisica e mentale… scoperta, incontri speciali (…),

– L’aver conosciuto uno splendido gruppo di persone  che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, condividendo con assoluto rispetto episodi del proprio vissuto (…),

– È stato un preziosissimo aiuto per uscire da ritmi non più scanditi da me stessa (…),

– Aver capito quanto la scrittura autobiografica sia per me di notevole importanza […] Il ricordo vive in noi e dobbiamo darne voce! (…),

– Stupore nel riscoprire se stessi negli sguardi, nelle parole, nei primi timidi sorrisi negli ultimi teneri abbracci(…),

– La voglia di continuare a vivere nella scrittura (…).

Saluti di cuore… Arrivederci

Anna Cecchini


[1] Voce del protagonista

[2] Quadro – A.Pozzi 1929

Soste – A.Pozzi 1929

[3]In uno squarcio di silenzio, Golden Press, 2011, p. 27

[4]Nelle immagini l’anima – Antologia fotografica  A.Pozzi 1938

[5] Vento. A.Pozzi 1929

[6]L’abbecedario dei pensieri – A. Cecchini

[7] Poesie – L .Romano  p.35 Einaudi

[8] Le metamorfosi – L. Romano Einaudi

[9] Poesie – L. Romano pag.72  Einaudi